I suoi studi sull’improvvisazione, la scoperta del ‘gioco’ e delle sue regole in scena, l’economia dei movimenti nello spazio e l’unità tra gesto e voce, il lavoro sul silenzio che precede la parola, l’elaborazione del ‘fondo poetico comune’ cui attingere al momento dell’interpretazione del personaggio, fino alla celebre ‘maschera neutra’ utile all’elaborazione di quella condizione vergine che necessariamente deve precedere ogni atto espressivo, di qualsivoglia natura, sono alcuni dei punti cardine del programma di studio alla Falegnameria.
Il lavoro sul personaggio, la recitazione che è creazione, produzione di qualcosa di diverso da sé, è l’obiettivo principale da raggiungere attraverso un percorso disciplinare che premia la capacità di immedesimarsi nel ruolo, nella storia, nel contesto da interpretare servendosi non solo della propria empatia ma anche di regole tecniche precise. L’uso della tecnica, infatti, diviene basilare per riconoscere quello dell’attore come un mestiere tal quale agli altri, un mestiere in cui occorre mettere in gioco se stessi filtrando sentimenti ed emozioni a beneficio del pubblico, ma in cui è necessario pure, allo stesso modo, servirsi di regole e criteri ben determinati per affrontare al meglio il proprio compito, via via sempre diverso.
Così, il viaggio di costruzione dell’Attore si snoda lungo un percorso che, alla Falegnameria, procede per sottrazione, cercando di raggiungere la meta della credibilità passando per la negazione di tutto quanto è enfatico e ridondante, ricercando la verità della finzione scenica e rifuggendo, per contro, la falsità della cattiva recitazione.
Assecondando in ogni allievo il suo personale modo di essere sulla scena, senza forzarlo ad assomigliare a nessun altro se non che a se stesso, la Falegnameria lavora stimolando la ricerca di una naturalezza attoriale che oggi è il denominatore comune contemporaneo, che si reciti sul set cinematografico o sul palcoscenico teatrale.
A questo si aggiunge il lavoro di biomeccanica teatrale incentrato sul concetto di azione come motore della vita del personaggio e come sintesi tra la libera creatività e organicità del movimento e la sua organizzazione logica. Il riferimento è ai principi messi a punto dopo un secolo di studi e applicazioni a partire da Stanislavskij, Mejerchol’d e Michail Cechov, in grado di sciogliere le tensioni involontarie e di aumentare la consapevolezza di sé, del proprio corpo in movimento e in relazione ai processi emotivi.
Attraverso l’uso della macchina da presa e non solo, gli allievi de La Falegnameria imparano a sviluppare e scegliere ognuno il proprio percorso di crescita artistica, confrontandosi con difficoltà ed ostacoli necessari a rafforzare le loro abilità creative, aumentando le loro potenzialità di osservatori e interpreti di quello che li circonda, riconoscendo e individuando gli strumenti migliori non per recitare la realtà, bensì per far sembrare reale quello che si recita…